Nella quiete delle Abbazie

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    In Umbria tra vino e cioccolato

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      Weekend gustoso in Umbria

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        Golosa Orvieto

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          La via di Francesco da nord in bici

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            Da Spoleto alle Marmore in bici

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              I borghi e le colline del lago Trasimeno in bici

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                A Gubbio puoi prendere la patente da Matto!

                Per sentirvi un po’ Alice del paese delle Meraviglie, un po’ il Cappellaio, vi portiamo a Gubbio, tra le più belle città medievali dell’Umbria, conosciuta anche con il nome romano di Iguvium, ricca di storia, monumenti, opere architettoniche e …famosa anche per essere nota come la Città dei Matti!

                Ebbene in quanto tale, nella città eugubina potrete prendere anche la Patente da Matto con tanto di Pergamena. Tutto nasce e ruota intono alla Fontana del Bargello, costruita intorno al ‘500, posta dinanzi a Palazzo Bargello nel cuore del centro storico di Gubbio e rinomata per essere la Fontana dei Matti!

                Il tutto risale ad una pratica antica del 1880 e in uso ancora oggi per i cittadini eugubini ma anche per tutti i turisti in viaggio a Gubbio!
                Attenzione! Anche la patente dei Matti richiede requisiti e si fonda su una rigida regolamentazione:

                1. Deve essere un Eugubino doc a richiedere in vostra vece la Patente da Matto
                2. Versare un contributo all’Associazione Maggio Eugubino
                3. Fare 3 giri intorno alla Fontana dei Matti alla presenza di un Eugubino Matto doc!
                4. Essere “battezzati” dagli spruzzi d’acqua provenienti dalla stessa Fontana dei Matti.

                Dopo aver superato la prova, la stessa Associazione vi concederà la Pergamena di Licenza da Matto scritta con stilemi medievali.

                La tradizione dei Matti è legata ai giri, le “birate”, che si effettuano intorno al pennone principale di Piazza Grande durante la famosa e folkloristica festa dei Ceri che si tiene ogni anno il 15 maggio.

                Eugubini, matti Rocciosi!
                Secondi alcuni studi geologici, intorno alla città avrebbero rilevato conformazioni rocciose contaminate da una sostanza chimica, lo iridio, altamente tossica, che potrebbe in qualche modo spiegare la “pazzia” degli eugubini.

                 

                Il Pozzo di San Patrizio: un’opera idraulica pionieristica

                Correva l’anno 1527 quando all’architetto fiorentino Antonio da Sangallo il Giovane fu commissionata la costruzione di un Pozzo nel cuore della città di Orvieto, un’opera che si sarebbe rivelata poi una vera e propria impresa pioneristica e all’avanguardia.
                A ordinare l’incarico fu l’allora Pontefice Clemente VII, durante il Sacco di Roma, che desiderava dare alla città che gli dava rifugio (dopo esservi arrivato travestito da ortolano), un approvvigionamento di acqua sempre disponibile, soprattutto durante i periodi difficili come assedi (o carestie). Fu anche coniata successivamente una medaglia, oggi conservata nei Musei Vaticani, con inciso “ut populus bibat” – “perché il popolo beva”.

                Inizialmente il Papa aveva immaginato il Pozzo ad uso della rocca fortificata della Fortezza dell’Albornoz (da qui il nome “Pozzo della Rocca”). Dobbiamo attendere l’800 per l’attuale nome Pozzo di San Patrizio.

                Avanguardia Rinascimentale
                L’architetto Sangallo progettò il Pozzo a forma cilindrica, profondo 58 metri, partendo e prendendo ispirazione dalla scala a chioccola della Villa del Belvedere in Vaticano con un design elicoidale di scalini (ben 248) progettati in modo che non si creassero ingorghi di persone, e infatti chi scendeva e chi saliva, aveva la propria “via” libera, soprattutto chi vi si recava con i muli.
                72 sono le finestre che illuminano il pozzo fino a raggiungere la penombra in profondità, dove vi si trova un piccolo ponte a collegare le due scalinate.
                Il Pozzo, completato nel 1537, fu costruito scavando nel tufo (Orvieto è famosa proprio per i suoi terreni tufacei e le gallerie di tufo dove oggi si conservano e affinano molti vini famosi Orvietani) e poi nell’argilla sino ad arrivare alla falda acquifera di origine naturale.
                All’ingresso vi si legge “quod natura munimento inviderat industria adiecit – ciò che non aveva dato la natura, procurò l’industria”, una chiara celebrazione dell’ingegno umano al servizio della natura.

                Il Pozzo e l’Irlanda
                Come accennato, il nome Pozzo di San Patrizio, arrivo nell’800 per volere dei frati del Convento dei Servi che erano a conoscenza della leggenda del “santo irlandese”, San Patrizio custode di una grotta così profonda da non avere un fondo tanto da essere riconosciuto come Purgatorio di San Patrizio (ed una volta raggiunto il fondo superando delle “prove” si potesse accedere poi al Paradiso) e che il pozzo fosse persino collegato all’Irlanda, dove il Santo fece opera di evangelizzazione, e spesso trovava nel Pozzo un momento di riflessione e di preghiera. Fu così’ che il Pozzo divenne una meta sacra più che militare. Oggi meta turistica e culturale di grande impatto ed emozionalità.

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                Gli Etruschi tra Perugia e Orvieto

                Città di Castello tra arte, gusto e bike

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