Cosa fare in Umbria in Dicembre? Te lo dice UmbriaSì

Dicembre è un mese magico in Umbria, quando il paesaggio si trasforma in un incantevole scenario invernale.

Ci piacerebbe guidarti attraverso un viaggio unico in questa regione affascinante, offrendoti un’esperienza indimenticabile durante la stagione delle festività.

Scopri con noi cosa fare in Umbria a dicembre e lasciati incantare da questa destinazione unica.

Mercatini di Natale
Immergiti nell’atmosfera festiva esplorando i mercatini di Natale di Perugia e Assisi, Gubbio, Spoleto, Orvieto, Terni
Le piazze si riempiono di luci scintillanti, bancarelle colorate e il delizioso profumo di specialità locali. È l’occasione perfetta per acquistare regali unici e assaporare le prelibatezze umbre.

L’albero di Natale sull’acqua più grande del mondo sul Lago Trasimeno
L’albero di Natale sul Lago Trasimeno è una magica tradizione che illumina le sponde del lago in dicembre. L’albero sfoggia luci scintillanti, creando uno spettacolo incantevole riflesso sull’acqua. La cerimonia di accensione, solitamente accompagnata da eventi festivi, attira visitatori e residenti, creando un’atmosfera natalizia unica sulle rive di questo pittoresco lago umbro. Un’esperienza imperdibile per immergersi nella magia delle festività in un contesto suggestivo.

L’albero più grande del mondo a Gubbio
Sicuramente è tra le attrattive natalizie più d’impatto non solo per l’Umbria, arrivando ad accogliere visitatori che si affollano per ammirare l’albero più grande del mondo da tutta l’Italia e dall’estero.
Collocato lungo le pendici del Monte Igino, è composto da circa 800 luci alimentate da fonti rinnovabili e pertanto non solo un progetto a grande impatto turistico ma anche ecosostenibile. 

Presepi Viventi: Tradizione e Autenticità
L’Umbria è una terra di antiche tradizioni e profonda spiritualità. Con l’articolo di oggi dal sapore natalizio ci immergeremo in una delle tradizioni più significative: il Presepe di San Francesco di Assisi.
Questa rappresentazione sacra è una testimonianza del patrimonio culturale e religioso umbro, un’icona di fede e devozione che attrae visitatori da tutto il mondo.

L’Umbria in dicembre offre un’esperienza unica che fonde la magia delle festività con la bellezza della natura e della tradizione. Affidati a noi per organizzare il tuo viaggio, garantendoti un’immersione completa nella cultura, nella gastronomia e nelle meraviglie paesaggistiche di questa affascinante regione italiana.

Rendi il tuo dicembre indimenticabile con un viaggio in Umbria.

💚 Ti Aspettiamo in Umbria 💚

Lezioni di Cioccolato: quando il cioccolato incontra il vino

Perugia e Perugina

Dalla lungimiranza, dalla sagacia, dalla visione e dalle idee rivoluzionarie e moderne di Luisa Spagnoli nacque la Perugina nel 1907 da un piccolo laboratorio nel Centro di Perugia rilevando insieme al marito Annibale Spagnoli una drogheria e dando l’inizio ad una nuova idea di intendere e trasformare il cacao e il cioccolato: a Perugia, ricca di piccole botteghe, si diffusero attività industriali che ampliarono il mercato del cioccolato e soprattutto la fama di Perugia. 

La celebre creazione a base di granella di nocciola, gianduia e copertura di cioccolata fondente, grande intuizione di Luisa Spagnoli oltre un secolo fa e ancora oggi cavallo di battaglia di Casa Perugina, in origine aveva la forma e il nome di un pugno o meglio di un “cazzotto”. Un nome che fu poi cambiato da Giovanni Buitoni nel 1924 nel famoso Bacio Perugina”.

Le origini

La coltivazione, la diffusione, la commercializzazione e di conseguenza l’uso caleidoscopico del cioccolato o del cacao è relativamente recente.

Siamo tra il XVI e il V secolo a.C, nella penisola dello Yucatan, quando le scimmie cominciarono a nutrirsi del frutto del cacao, la cabossa, mangiando la polpa e gettando via i semini (quelli che oggi sono conosciute come fave di cacao) e contribuendo alla diffusione delle piante di cacao. Ed è proprio imitando le scimmie che i Maya si avvicinarono al “frutto degli dei” a partire dal V secolo a.C e diffondendo la coltivazione.

Si narra che tutta la popolazione masomaericana considerasse il cacao un dono divino: legato pertanto a celebrazioni importanti e riti sacri. Cionondimeno, i Maya ne avevano carpito le proprietà nutritive e le potenzialità racchiuse nel frutto: si credeva, infatti, che il cacao fosse un ricostituente sessuale e pertanto veniva donato alla sposa durante il rituale del matrimonio.
Frutto divino, pietanza per i rituali e ancora moneta di scambio, il cacao diviene per la popolazione Maya parte integrante della quotidianità.

La lavorazione moderna del cacao per ottenere il cioccolato è in realtà risalente ai Maya, con piccole modifiche, tagli diversi, tecniche nuove ma in sostanza sono stati i Maya ad insegnarci come trasformare dei semi avvolti da un sostanza bianca e filamentosa nel cioccolato moderno: il frutto (la cabossa) veniva aperta lasciando a fermentare i semi (le fave) al sole; dopo seguiva la tostatura e la macinatura con un matterello che rompeva la fava facendo fuoriuscire il burro di cacao (la parte grassa del frutto) alle quali venivano aggiunti aromi e farina di mais dando origine alla massa di cacao. Venivano poi conservati per essiccazione in panetti e consumati con l’aggiunta di acqua calda, filtrata e bevuta fredda come bevanda di fine pasto e chiamata dagli Aztechi “tciocoatl”, mentre la pianta di cacao “cacahuatl”.

Ogni volta dico a me stesso che è l’ultima volta, ma poi sento il profumo della sua cioccolata calda… Le conchiglie di cioccolato! Così piccole, così semplici, così innocenti. Pensai: oh, solo un piccolo assaggio non può far niente di male! Ma poi scoprii che erano ripiene di ricco, peccaminoso…” “…E si scioglie… Dio mi perdoni, si scioglie così lentamente sulla lingua e ti riempie di piacere!…”- dal film Chocolat

ChocoPills: cioccolato e filosofia
“Il cioccolato era particolarmente apprezzato dagli illuministi. Voltaire ne consumava numerose tazze al giorno, trovando il cioccolato molto utile alla speculazione filosofica: a differenza dell’alcol che annebbiava le capacità cognitive, il cioccolato le sollecita”- Luca Fiorucci, giornalista

Ma noi non ascoltiamo Voltaire e consigliamo il cioccolato con il vino!

Con il cioccolato abbiamo sensazioni organolettiche come la succulenza (salivazione all’assaggio), la tendenza amarognola (legata alla % di cacao del cioccolato che ricordiamo avere i tannini come il vino), la grassezza (legata al burro di cacao e al latte), la struttura, l’aromaticità, l’intensità, la dolcezza e la persistenza. A seconda delle proprietà organolettiche del cioccolato, potremo abbinare il vino che meglio si sposa e si abbina. Per la succulenza, per esempio, cercheremo un vino con alcol e tannini. Per la tendenza amarognola, alcol e morbidezza. Per la grassezza un vino sapido.

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Foliage in Umbria

Il Cuore Verde d’Italia in autunno si scalda di colori: l’Umbria da settembre si accende di rosso, giallo e arancione!

La natura dopo la calura estiva soffia tra i suoi colori più belli e abbandonando temporaneamente il verde si colora prima dell’arrivo dell’inverno. L’autunno in Umbria è fatto dell’odore delle foglie, della legna che brucia nei primi caminetti che si accedono.

E’ stagione di vendemmia e di molitura delle olive, quindi di ribollire dei mosti e dei frantoi dove assaggiare la bruschetta con l’olio nuovo.

Non perdere una passeggiata in bicicletta lungo la Strada del Sagrantino, dai vitigni color porpora, o una passeggiata nei boschi, come al Bosco di San Francesco in Assisi, dove ammirare il foliage autunnale, o vai con i bambini a raccogliere i ricci delle castagne nella zona di Città di Castello.

Gubbio un viaggio nel tempo tra storia, leggende e gusto

Immagina di passeggiare tra vicoli di pietra antica, con il profumo di tartufo che si mescola all’aria fresca di montagna. Gubbio è un tuffo nel passato, un borgo che sembra sospeso nel tempo, pronto a regalarti un’esperienza autentica, tra cultura, panorami mozzafiato e delizie gastronomiche.

La giornata inizia con l’arrivo in Piazza Quaranta Martiri, dove la nostra guida ti accoglierà per svelarti i segreti di questa città unica. Da qui, saliamo verso Piazza Grande, una terrazza sospesa tra cielo e pietra, da cui lo sguardo si perde sulle colline umbre. Visitiamo il maestoso Palazzo dei Consoli, custode delle antichissime Tavole Eugubine, testimonianza della civiltà umbra.

Ma il vero spettacolo lo troviamo ancora più in alto: una corsa in funivia ci porta alla Basilica di Sant’Ubaldo, dove ci aspetta una vista indimenticabile sulla città e la storia del santo patrono di Gubbio, protagonista di tradizioni secolari come la celebre Festa dei Ceri.

A questo punto, l’appetito si fa sentire e non c’è modo migliore di soddisfarlo che con un pranzo tipico in una trattoria storica. Gubbio è la terra della crescia calda, dei primi piatti al tartufo e dei secondi succulenti, magari accompagnati da un calice di vino. Un viaggio nei sapori umbri che non si dimentica facilmente.

Dopo pranzo, la nostra passeggiata ci porta verso la Chiesa di San Francesco, dove si narra della straordinaria amicizia tra il Santo di Assisi e il lupo di Gubbio, una storia che ancora oggi riecheggia tra queste mura sacre. Poi, un po’ di tempo libero: puoi perderti tra le botteghe di artigianato locale, scoprire la ceramica tradizionale eugubina o lasciarti conquistare dai prodotti tipici da portare a casa come souvenir.

Nel tardo pomeriggio, con il cuore colmo di bellezza e le mani forse cariche di prelibatezze, ci salutiamo con la promessa di tornare. Perché Gubbio non è solo una meta, è un’esperienza che resta dentro.

Vuoi scoprire Gubbio in un giorno? Contattaci per un’escursione su misura!

💚 Ti Aspettiamo in Umbria 💚

Perugia in un giorno: un viaggio tra arte, storia e sapori

Hai solo un giorno per visitare Perugia?

Non preoccuparti: con i nostri consigli, vivrai un’esperienza indimenticabile nel cuore dell’Umbria. Questa città, ricca di storia, arte e tradizioni culinarie, è la destinazione perfetta per una fuga all’insegna della bellezza e del gusto.

Mattina: alla scoperta del centro storico
La tua avventura inizia in Piazza IV Novembre, il centro nevralgico di Perugia. Ammira la magnifica Fontana Maggiore, una delle più belle opere d’arte medievali d’Italia, e la suggestiva Cattedrale di San Lorenzo, con il suo interno ricco di storia e spiritualità. 

Proprio accanto alla Cattedrale nel Chiostro, potrai accedere a Perugia Sotterranea, sarà come fare un vero e proprio viaggio attraverso i secoli. Questa esperienza, poco conosciuti anche dagli stessi perugini, permette di visitare il mondo sommerso della città di Perugia, e apprendere le varie stratificazioni: dagli Etruschi, attraverso i Romani e l’insediamento papale, fino alla attuale conformazione del centro cittadino.

Sempre in Piazza IV Novembre, trovi il maestoso Palazzo dei Priori, che ospita la Galleria Nazionale dell’Umbria. Qui potrai ammirare capolavori di artisti come il Perugino, maestro di Raffaello, e Pinturicchio. Se ami l’arte e la storia, è una tappa imprescindibile.

Pranzo: sapori autentici umbri
Per pranzo, immergiti nella tradizione gastronomica locale. Una trattoria tipica è il luogo ideale per gustare piatti come gli umbricelli al tartufo nero o la torta al testo, una focaccia farcita con salumi e formaggi. Se preferisci qualcosa di più rustico, un tagliere di prodotti locali e un calice di vino ti regaleranno un autentico assaggio dell’Umbria.

Pomeriggio: viaggio tra passato e panorami
Nel pomeriggio, visita la suggestiva Rocca Paolina, una vera città sotterranea costruita nel XVI secolo per volere di Papa Paolo III. Camminare tra i suoi vicoli sotterranei sarà come rivivere la Perugia del Rinascimento.

Poi, passeggia lungo il Corso Vannucci, la via principale della città, piena di negozi, caffè e botteghe artigianali. Qui puoi acquistare souvenir unici, come ceramiche dipinte a mano, tessuti artigianali o il celebre cioccolato Perugina.

Concediti una pausa. Ti consigliamo di assaporare proprio il cibo degli dei in una delle nostre cioccolateria del centro storico. 

Prima di concludere la giornata, fermati al Giardino Carducci, un luogo perfetto per rilassarti e godere di una vista mozzafiato sulla valle umbra. Da qui, il tramonto regala colori magici che ti rimarranno nel cuore.

Contattaci per scoprire ogni angolo nascosto, organizzando tour personalizzati, esperienze culinarie e attività che renderanno il tuo viaggio indimenticabile.

💚 Ti Aspettiamo in Umbria 💚

Luisa Spagnoli

Oltre la Moda e il Cioccolato, una Donna Filantropa all’Orizzonte

Luisa Spagnoli, un nome che evoca immediate immagini di moda raffinata e golosità cioccolatose. Tuttavia, il suo retaggio va ben oltre le passerelle e le prelibatezze. Oggi, vogliamo svelare il lato meno conosciuto di questa straordinaria donna: la sua anima filantropa.

Per chi, come me, ha avuto la fortuna di vagare per la pittoresca collina di Santa Lucia in giovane età, non era affatto raro incrociare dei coniglietti d’angora fuggiti dai giardini di Luisa.
Dopo le devastazioni della Seconda Guerra Mondiale, Luisa Spagnoli si appassionò a questi adorabili animali, iniziando non solo a crearne una collezione, ma a intuire un segreto che avrebbe rivoluzionato il mondo della moda: l’arte di pettinare, piuttosto che tosare, questi conigli.
Un gesto gentile che permetteva di ottenere un filato dalla morbidezza senza precedenti, un tessuto che coccolava la pelle come nessun altro.

E che dire dei suoi deliziosi cioccolatini? Il Bacio Perugina è un nome conosciuto in tutto il mondo, ma c’è un’altra tavoletta che porta il suo nome, una creazione che alcuni perugini chiamano affettuosamente “Carrarmato“, forse come omaggio alla sua tenacia e alla sua forza d’animo.

E infine, non possiamo dimenticare il contributo di Luisa Spagnoli alla creazione della Città della Domenica, il primo parco a tema d’Italia, nato grazie all’ingegno di suo figlio Mario nel 1963. Decise di trasformare i terreni di sua proprietà sul monte Pulito, nel quartiere di Ferro di Cavallo a Perugia, in un parco per il tempo libero delle famiglie, una sorta di città ideale che doveva inizialmente prendere il nome di “Spagnolia“.
Di enormi dimensioni per l’epoca (oltre 43 ettari di terreno), il parco presenta, immersi nella fittissima vegetazione umbra, aree faunistiche e strutture tematiche fiabesche.

Luisa Spagnoli è stata molto di più di una semplice icona di moda e cioccolato. È stata una donna visionaria, una filantropa generosa e un’ispirazione per le generazioni future. La sua eredità va ben oltre i confini delle passerelle e dei cioccolatini, un esempio luminoso di come la passione, la dedizione e la gentilezza possano plasmare il mondo a beneficio di tutti.



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IlDenaro.it

Un focus su Dante e l’Olio umbro

Dedichiamo uno spazio a Dante e all’Olio umbro attraverso il libro “Conversazioni dantesche. Olio dell’Umbria: cosa resta del Medioevo dantesco nell’Umbria enogastronomica” scritto e curato da Diego Diomedi, formatore e docente nel settore enogastronomico ed altri scrittori e giornalisti che hanno partecipato alla stesura del testo.

In particolare l’autore, Diego Diomedi, sottolinea come il suo interesse e la sua passione per l’enogastronomia nascano da una profonda curiosità sulle origini e le tradizioni agroalimentari italiane, con particolare riferimento al Medioevo e soprattutto all’approccio Dantesco alla cucina italiana con un focus sull’olivo e sull’olio umbro. 

il libro nasce dall’esigenza, a partire dalla rievocazione storica di San Gemini, di dedicare questa grande festa che dura 2 settimane al Sommo Poeta. Nel testo vengono trattate diverse tematiche”- ci racconta Diego

DANTE E L’ULIVO
L’olio e dunque l’olivo è profondamente radicato nella nostra tradizione e nella nostra cultura.Trova origini nell’età classica e utilizzi già in epoca romana e poi medievale. All’interno della Divina Commedia i riferimenti al cibo o tutto ciò che riguarda l’alimentazione viene trattato non dal punto di vista materiale e dunque nutritivo ma puramente spirituale e religioso.
Durante la scrittura della Divina Commedia Dante Alighieri dà molta importanza alla pianta dell’olivo citandola ben due volte come elemento ricco di simbolismo religioso: la stessa Beatrice si presenta a Dante con la corona di ulivo: «sovra candido vel cinta d’ulivo/donna m’appar- ve sotto verde manto» (vv. 31-32, XXX canto del Purgatorio)

Il fil rouge di questo libro è quello di parlare di Dante attraverso l’enogastronomia immersa nel centro Italia con il collegamento all’ Umbria che fa da ponte, come un flusso di pensiero, di radici e tradizioni.

NEL DOPOGUERRA
“L’olio è radicato nella nostra cultura ma è anche un prodotto riservato a pochi fino alla seconda guerra mondiale. Borghese, infatti, l’invenzione di possedere un uliveto in quanto alla classe povera era riservato lo strutto e il burro. È solo nel secondo dopoguerra che il consumo di olio conosce modificazioni. Questa impennata dei consumi per l’Umbria non significò una trasformazione repentina dei caratteri del mercato. Tuttavia il prodotto comincia ad avere spazi più ampi favoriti anche dalle maggiori produzioni realizzate nei decenni precedenti.”- spiega il Prof. Renato Covino, aggiungendo poi che “la natura pedologica dei terreni collinari umbri, spesso fliscioidi (ad alto contenuto di calcare) porta alla diffusione fino a tempi recenti del Moraiolo, che produce pochi chili per pianta e quindi meno olio, e a una collocazione geografica soprattutto intorno al bacino del Trasimeno, che garantiva un effetto di temperazione del clima, e lungo le colline che cingono la Valle Umbra (da Assisi a Spoleto). La presenza nelle colture promiscue, dove affianca o sostituisce la vite e convive con i cereali, ne fa una produzione destinata a un uso sostanzialmente domestico, che diviene parte dell’economia di sussistenza dei mezzadri e di e di consumo dei padroni della terra”.

L’UMBRIA CUORE VERDE D’ITALIA
Ivo Picchiarelli sottolinea come “nella percezione dell’immaginario dell’Umbria è balzato di recente in evidenza il grigio-verde degli ulivi, in particolare quello della fascia olivata pedemontana che, ininterrotto, da Assisi a Spoleto si affaccia sulla Valle Spoletana. A ciò hanno contribuito vari fattori. Anche la Regione della verde Umbria sembra aver eletto questo colore a proprio emblema”.

L’OLIO E MODERNITA’
Alessandro Giotti parla del rapporto tra modernità, tradizione e innovazione anche nel campo dell’olivicoltura e di come l’avanzare della tecnologia abbia effettivamente cambiato anche i metodi di produzione di “oliveti storici e varietà antiche” e la concetto di olio in termini di consumo e utilizzo in ambito culinario e non solo, e in particolare spiega che “oggigiorno la tecnologia consente di avere frantoi a due fasi tecnologicamente molto avanzati e di piccole omedie dimensioni in grado di produrre altissima qualità. Si stanno diffondendo pertanto molti frantoi che nascono spesso nel cuore del luogo di produzione delle olive rendendo il processo di trasformazione molto efficiente e veloce. Questi frantoi, avendo dimensioni più ridotte, consentono inoltre di gestire anche partite più piccole facilitando, per esempio, lavorazioni di precisione, essenziali per la produzione dei monovarietali. Questi ultimi cominciano a diventare sempre più diffusi consentono di offrire a chi è o sarà in grado di apprezzare l’incredibile biodiversità che possediamo.Basti pensare nella nostra Umbria alla Nostrale di Rigali, alla Borgiona, alla Dolce Agogia al Raio, per non parlare poi del principe di tutte le cultivar umbre e toscane, il Moraiolo.
La volontà è di dare nuova vita a luoghi incantevoli dell’Umbria valorizzando territorio e qualità produttiva e diventando vera meta per chi è alla ricerca di esperienze e prodotti di qualità”.

Cosa fare in Umbria in Novembre? Te lo dice UmbriaSì

Novembre in Umbria: Il Mese del Gusto! I nostri suggerimenti per una Vacanza Autunnale

Novembre è il mese perfetto per visitare l’Umbria se sei un amante della buona cucina, della natura e delle tradizioni autentiche. Conosciuta come il cuore verde d’Italia, la regione in autunno si trasforma in un paradiso per i sensi, soprattutto per gli appassionati di gastronomia. Novembre è, infatti, il Mese del Gusto in Umbria, un periodo in cui sapori intensi, prodotti pregiati e tradizioni locali si fondono in un’esperienza indimenticabile.

Ecco le nostre tre tips su cosa fare in Umbria in Novembre

Frantoi Aperti: Scopri il segreto dell’olio extravergine d’oliva

Novembre in Umbria è sinonimo di Frantoi Aperti, l’evento dedicato all’olio extravergine di oliva appena spremuto. Durante tutto il mese, puoi visitare i frantoi tradizionali, assistere al processo di estrazione dell’olio e assaporarlo fresco su una fetta di pane abbrustolito, la classica bruschetta.

I borghi come Trevi, Spello e Bevagna organizzano degustazioni, visite guidate e attività legate a questa antica tradizione. Questo è il momento ideale per scoprire uno dei prodotti più apprezzati della regione e conoscere da vicino le tecniche di lavorazione tramandate di generazione in generazione. In più, l’olio extravergine umbro è un regalo perfetto da portare a casa, un sapore autentico che racchiude l’essenza della terra umbra.

Borghi Medievali e Atmosfera Autunnale: Tranquillità e Tradizione

Novembre è il mese in cui i borghi medievali umbri mostrano il loro lato più intimo e affascinante. Con meno turisti e un’atmosfera rilassata, puoi esplorare luoghi come Gubbio, Spoleto e Montefalco godendo della loro bellezza in tutta tranquillità.

Camminare tra i vicoli acciottolati di questi borghi in autunno è un’esperienza speciale: i colori caldi delle foglie, le luci soffuse e l’aria fresca creano un’atmosfera unica. Questo è il periodo perfetto per rallentare e immergersi nella cultura locale, visitare antiche chiese, scoprire botteghe di artigiani e fermarsi in un’osteria a gustare piatti tipici della stagione.

Inoltre, molte località iniziano a prepararsi per il Natale con mercatini e piccoli eventi che arricchiscono l’esperienza autunnale, offrendoti un assaggio dell’Umbria più autentica e accogliente.

Tartufi e Vino Novello: Prelibatezze d’Autunno

Novembre è il mese dei sapori autentici in Umbria, in particolare del tartufo bianco e del vino novello. La regione è famosa per i suoi tartufi, e in questo periodo si celebrano numerose sagre e mostre dedicate a questo prezioso fungo. Allo stesso tempo, novembre è anche il mese del vino novello, un vino giovane e fruttato che si sposa perfettamente con i piatti tipici della stagione. Le cantine umbre aprono le loro porte per offrirti degustazioni e momenti conviviali, dove potrai scoprire i segreti della produzione vinicola e brindare ai sapori dell’autunno.

💚 Ti Aspettiamo in Umbria 💚

Cosa fare in Umbria in Ottobre? Te lo dice UmbriaSì

Ottobre in Umbria: Quando la magia autunnale abbraccia il cuore verde d’Italia!

Cari amanti delle avventure autunnali e degli scenari mozzafiato, preparatevi a essere incantati! L’Umbria, quella piccola gemma nascosta nel cuore verde d’Italia, si trasforma in un vero e proprio spettacolo naturale durante il mese di ottobre. Le foglie dorate e rosse dipingono il paesaggio. È il momento perfetto per esplorare questa regione incantevole.

Ecco le nostre tre tips su cosa fare in Umbria in Ottobre

Atmosfera autunnale unica

I borghi medievali umbri si tingono di calde sfumature autunnali, creando un’atmosfera magica perfetta per passeggiate e relax.

Paesaggi perfetti per il trekking

I sentieri umbri diventano ideali per escursioni autunnali, con il foliage che dipinge la natura di rosso, arancione e giallo, magari assaporando ciò che di meglio questa terra può offrire

Assaggia l’autunno in Umbria

Ad ottobre troverai tanti eventi dedicati a prodotti tipici come il tartufo, l’olio nuovo, il vino novello e le castagne, dove potrai assaporare le eccellenze locali direttamente dai produttori.

💚 Ti Aspettiamo in Umbria 💚

Mostaccioli

Nel mese di settembre, tipicamente conosciuto per la raccolta dell’uva e della vendemmia, troviamo un famoso dolce tradizionale dell‘Umbria: i mostaccioli

Secondo la tradizione i mostaccioli erano il dolce preferito di San Francesco che assaggiò questi biscotti “boni e profumosi”, come diceva il santo, durante il suo primo soggiorno romano.

Ad offrire quello che sarebbe diventato il suo perenne “peccato di gola” fu Jacopa de’ Settesoli, nobildonna romana, che divenne una collaboratrice del neonato movimento francescano e una cara amica di San Francesco tanto da chiamarla affettuosamente Frata Jacopa. Si racconta che tali dolci piacevano talmente tanto a san Francesco da desiderarli anche in punto di morte!

Ingredienti
Farina 600 g
Zucchero 200 g
Uvetta 50 g
Lievito di birra 50 g
Mosto 300 ml
Scorza di 1 limone
Olio extravergine d’oliva 2 cucchiai
Semi di anice (se graditi)

Preparazione
Dopo aver setacciato la farina, sistematela a fontana e aggiungete l’olio, lo zucchero, l’uva sultanina e i semi di anice. Impastate il tutto e, una volta sciolto il lievito di birra nel mosto, aggiungetelo al composto, continuando a impastare fino ad ottenere un impasto facilmente staccabile dal piano di lavoro.

A questo punto allungate l’impasto con le mani ottenendo un cilindro, tagliatelo in pezzetti e date ai vostri mostaccioli l’aspetto che preferite: a rombo o a forma di una piccola ciambella. Poi disponeteli sulla teglia con la carta da forno. Infornateli a 180 gradi e lasciateli cuocere per circa 30 minuti. Una volta pronti, spolverateci un po’ di zucchero a velo.

Curiosità
Il mosto cotto era un dolcificante tipico di tutta l’Italia contadina e si otteneva facendo cuocere per molte ore il mosto fresco in recipienti bassi e larghi di rame. Con il passare del tempo questo squisito ingrediente, ma di lunga preparazione, è stato sostituito dallo zucchero.

Il mosto cotto si produce pigiando uva ben matura, avente qualità zuccherina superiore a quella richiesta per la produzione del vino (23-25% di zuccheri), filtrandone successivamente il succo ottenuto. Dopo di ciò, il succo viene cotto in recipienti tradizionalmente di rame o terracotta, ma oggi sostituiti dall’acciaio inox. Una volta fatto bollire, si continua a cuocere a fuoco lento per varie ore, fino a che il liquido si restringe di un quarto rispetto al volume iniziale. In molte regioni del sud sono famosi i “mostaccioli”, dolci a base del mosto cotto, ma con una forma a rombo che li differenzia dalla nostra tradizione.

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